SCHEDA INDIVIDUALE OPERAI
I lavoratori e lavoratrici, nella prima metà degli anni ’40, respiravano nelle fabbriche un’aria terrificante di repressione fascista. Con il ’43 e l’occupazione tedesca, il clima repressivo si accentuò notevolmente. Nelle poche industrie italiane furono molte le contestazioni e gli scioperi per la pace e per la fine della produzione bellica per i nazisti. Lo storico Paul Guisburg scrive che furono circa 2.000 le deportazioni di operai che parteciparono a quelle proteste. Dalle Schede Individuali Operai della Motofides non è possibile risalire ai protagonisti di quel movimento di liberazione. Si poteva essere licenziati per motivi ben più futili come: prolungata assenza per malattia, scarso rendimento e assiduità. Già a quindici anni ragazzi o ragazze potevano entrare in fabbrica come “apprendisti meccanici”, ma la scarsa produttività o il rifiuto di presentarsi allo straordinario erano motivi da registrare sulla scheda di punizione. In Motofides c’era considerevole presenza femminile. Il salario delle donne, di poco superiore a quello di un apprendista, era in ogni caso molto inferiore a quello degli uomini. Nella scheda individuale era necessario specificare di essere iscritti al partito fascista e l’eventuale partecipazione alla Marcia su Roma. Se il dipendente non si adeguava al rigido regolamento interno o suscitava antipatia nel superiore, subiva quello che attualmente chiamiamo mobbing. Oggi nelle fabbriche la situazione è decisamente diversa circa i diritti dei lavoratori. Molte lotte hanno migliorato le condizioni di vita in fabbrica, ma gli industriali hanno elaborato nuove strategie per attaccare i diritti conquistati. Per esempio i contratti atipici che creano lavoratori privi di diritti. Il modello neoliberista della società globalizzata impone flessibilità d’orario e contratti di lavoro precari. Il paradosso che stiamo vivendo non è di semplice soluzione. Il sindacato, dopo aver barattato tutto il possibile, ora che la concertazione è sicuramente fallita, non trova più una controparte con cui trattare. A peggiorare la situazione, contribuisce in modo pesante l’attuale governo di destra ultraliberista, che sta accelerando le privatizzazioni e, come se non bastasse, è decisamente intenzionato a eliminare il diritto dei lavoratori dipendenti a essere reinseriti nel ciclo produttivo in caso di licenziamenti non per giusta causa. Quando quest’ennesima misura repressiva passerà definitivamente in parlamento, i lavoratori dipendenti faranno un tuffo nel passato di trent’anni, quando chi si permetteva di esigere sicurezza nel lavoro o di rivendicare uno sciopero poteva essere tranquillamente licenziato.
2001, Hops! Spazio Tempotaneamente Occupato – Pisa e 2002 3° Rassegna Biennale Giovani Artisti – Palazzo Lanfranchi, Pisa
IL MURO DI GERUSALEMME
Confesso che quando mi è stato chiesto di fare un’installazione natalizia, da ateo, ho provato un po’ d’imbarazzo nel dovermi confrontare con un tema sacro come il presepio. Ho letto il Vangelo di Matteo, quello più descrittivo per quanto riguarda la natività. I Re Magi seguirono fin da Oriente per arrivare a Gerusalemme e infine a Betlemme. I saggi, studiosi tra l’altro di astronomia, sapevano che l’apparizione della cometa sulla terra significava la comparsa del figlio di Dio tra gli uomini e le donne. Quest’anno le feste natalizie a Betlemme si svolgeranno in un clima terrificante con l’occupazione militare dell’esercito israeliano e la minaccia di attacchi palestinesi. Secondo un articolo apparso su Le monde diplomatique sta per essere completata la costruzione di un muro di centinaia di chilometri che divide Israele dalla Palestina. Quest’anno nell’istallazione natalizia del Royal Victoria Hotel non è possibile vedere il presepio perché i Re Magi sono impossibilitati a proseguire il loro viaggio verso Betlemme. L’installazione vuole, attraverso l’umorismo, focalizzare l’attenzione dello spettatore sulla terribile realtà che i due popoli stanno vivendo, fatta di dolore e odio, di ingiustizia e terrore. A partire dal muro che divide Israele dalla Palestina, l’installazione dovrebbe stimolare una riflessione più generale sulla scelta di costruire muri per dividere i popoli.
2002, Royal Victoria Hotel– Pisa
POZZO DI PETROLIO
Giravo in città con l’occhio attento alla ricerca di uno spazio dove realizzare un’installazione, quando ho notato sulla strada le tracce delle sagome umane dipinte dai manifestanti contro la guerra in Irak in Piazza XX settembre, ho deciso di realizzare lì la mia installazione, utilizzando l’intervento lasciato dai manifestanti la settimana prima. La mia intenzione è di stimolare una riflessione sul concetto di guerra preventiva. Immaginate di trovare un giacimento di petrolio qui in città. Questo potrebbe significare, anziché ricchezza per i suoi cittadini, guerra e ingerenza da parte dei governi guerrafondai di G. Busch e T. Blear , che con la scusa di portare la democrazia in giro per il mondo, allargherebbero il confine di Camp Derby fino al centro storico.
2003 Città e/o cultura, Piazza XX settembre – Pisa
UOMO FLESSIBILE
In una recente installazione, sempre legata al tema del lavoro, fissavo la data del mio ipotetico licenziamento dalla fabbrica in cui lavoravo a causa della mia attività sindacale, cosa che sfortunatamente è accaduta.
Adesso mi trovo a vivere la condizione di precario, la stessa situazione che, da qualche anno a questa parte, a causa della flessibilità del lavoro, sempre più lavoratori dipendenti sperimentano sulla propria pelle.
La situazione nel mondo del lavoro dipendete è decisamente cambiata, di fatto non esiste più nessuna garanzia di democrazia all’interno del posto di lavoro, i salari sono molto bassi, l’incertezza economica del lavoratore precario condiziona negativamente scelte che normalmente si fanno per migliorare la qualità della propria vita.
Da quest’anno è in vigore la legge 30/03, che si aggiunge ai danni provocati dal pacchetto Treu, trasformando tutto il lavoro In precario.
Gli industriale dichiarano conclusa la concertazione degli anni novanta e rivendicano il diritto di firmare gli accordi con “chi ci sta”.
I sindacati che ci stanno partecipano alla gestione della precarietà, gestendo, all’interno del proprio apparato, corsi di formazione e non finire.
Per fermare l’attacco padronale e governativo occorrerebbe mettere in discussione la legge 30/. E’ necessaria la creazione di proposte alternative alle scelte liberiste del governo, con la reale partecipazione dei lavoratori alla loro elaborazione. Oggi questo non c’e, e per di più si nota la quasi totale incapacità del sindacato a dare una risposta ai bisogni dl lavoro precario.
Questa installazione vuole essere umoristica riguardo alla situazione con la quale devo misurarmi ed è legata all’ultima esperienza di lavoro che ho vissuto. Sono stato licenziato senza preavviso, solo per aver partecipato a una riunione organizzata dai miei ex colleghi per cercare di rivendicare una qualifica adeguata.
Queste gruccette “antropomorfe” trovate in una fabbrica dimessa, simboleggiano individui della generazione precedente, che hanno una concezione del lavoro legata al diritto di scioperare, alle rivendicazioni, alle garanzie dello Statuto dei lavoratori.
I cartellini di riconoscimento rappresentano la geografia del pellegrinaggio che il lavoratore precario, diventato nel lessico imprenditoriale “risorsa umana” è costretto a fare ad un’azienda ad un’altra, a causa della flessibilizzazione del mercato del lavoro.
2003, Rebeldìa reloaded , occupazione Ex-etruria – Pisa
CINEMATOGRAFO
L’installazione dello scultore Taiguara Alves Giannotti è uno squarcio di cinema, illuminato da un proiettore acceso, nel momento in cui gli spettatori stanno ancora cercando un posto dove sedersi e passano tra le poltrone già occupate. Un’atmosfera onirica in cui gli spettatori sono le cornocopie che servivano da decorazione del recentemente ristrutturato cinema Lumière, statue che possiedono circa un secolo di memoria cinematografica. Una memoria evocata attraverso l’audio di alcuni film che ripercorrono la storia del cinema Lumière, dai film muti ai film propaganda del Ventennio, dai musical americani ai film neo-realisti del dopo guerra, dalla commedia all’italiana ai film western degli anni sessanta, dai film hard fino a quelli contemporanei.
2004 Cinématographe, Palazzo Agostini, Pisa
ALBERO POTATO
Quando mi hanno fatto vedere lo spazio dove pote realizzare il mio progetto di albero, mi sono innamorato subito di quello che resta dell’autoclave Mediceo che serviva a portare l’acqua ai piani del Palazzo Rosselmini Gualandi di Pisa. Accanto all’autoclave si trova un’ex cisterna che a quel tempo serviva per conservare l’acqua proveniente da Asciano tramite l’acquedotto romano. Il progetto del mio albero nasce, quindi, legato allo spazio. Dentro all’ex cisterna ho voluto collocare le radici, in modo tale da enfatizzare qualcosa che normalmente non si vede, ma di fondamentale importanza per la vita degli alberi; mentre sopra l’ex cisterna si sviluppa l’albero. Mi piaceva giocare con questa metafora idraulica tra la cisterna e l’autoclave e le radici e il tronco dell’albero. Il mio albero è un albero potato per due ragioni: innanzitutto per una questione tecnica, il tempo a disposizione per realizzare la scultura era di una sola settimana; poi perché essendomi sempre domandato per quale motivo i giardinieri “seviziassero” gli alberi con la potatura, a tal punto da farli sembrare alberi morti, mi sono informato e ho scoperto che tale pratica in realtà serve fondamentalmente per stimolare gli alberi a crescere più vigorosi lateralmente. La potatura dei germogli degli apici degli alberi si riduce la quantità dell’ormone auxina responsabile dell’inibizione della crescita dei rami laterali. Voglio che al mio albero potato, nel prossimo anno, “crescano” molti rami forti e vitali.
2004, Alberi, Palazzo Rosselmini, Pisa
LATTE MATERNO
Il latte materno è importante non solo per il nutrimento del neonato, ma anche per trasmettere le difese immunitarie; inoltre il contatto fisico, nei primi mesi di vita, durante l’allattamento, aiuta la crescita psico-fisica del bambino. Fin dai tempi dei tempi, le donne che non potevano allattare si organizzavano con le balie, oggi invece, le cose sono molto più semplici, per sostituire il latte della madre basta comprare il latte in polvere disponibile nelle farmacie o perfino nei supermercati. Il problema nasce, però, quando alcune multinazionali, come per esempio la Nestlé, tanto per citarne una marca nota, disincentivano, nei paesi del Sud del mondo, l’allattamento materno con la pubblicità del latte in polvere. Ovviamente non c’è nulla di sbagliato nel pubblicizzare il proprio prodotto, ma quando questa pubblicità non rispetta le norme commerciali stabilite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.m.s), che regolano il commercio del latte in polvere per neonati, le cose si complicano. La scorretta politica di marketing nei paesi del Sud del mondo fatta dalle multinazionali provoca effetti devastanti. Il latte in polvere è costoso e succede molto spesso che le mamme povere siano costrette ad allungare il dosaggio consigliato con l’acqua, con il risultato finale che i bambini, lungi dal crescere belli e robusti, diventano rachitici e sotto peso. Inoltre, l’allattamento con biberon è fortemente sconsigliato dall’O.m.s. e dall’Unicef in mancanza di igiene come ad esempio la non sterilizzazione del biberon; nei paesi poveri, l’acqua con cui il latte viene preparato, è spesso non potabile. Come conseguenza milioni di bambini muoiono per malattie contratte a causa della denutrizione e della scarsa igiene. E’ pur vero che dopo la denuncia fatta, nel 1997, dall’Unicef e da molte ONG contro tutte quelle aziende che commercializzavano latte in polvere, non rispettando realmente le norme commerciali da loro stesse siglate, molte multinazionali incriminate dichiararono di essersi adeguate alle norme internazionali, ma purtroppo non tutte come testimonia la denuncia fatta, nel 2003, dall’autorevole rivista medica “British Medical Jounal”. L’Unicef e l’O.m.s. hanno dichiarato che “Ogni giorno 4000 bambini nel Sud del mondo potrebbero essere salvati dalla morte per malattie e denutrizione, se fossero allattati al seno e non con il latte in polvere…Un bambino allattato con latte in polvere è 25 volte più a rischio di morire di dissenteria di uno allattato al seno in posti in cui l’acqua non è sicura”. Nonostante questo, molte società produttrici di latte in polvere, pur di vendere i loro prodotti, non si sono fatte, e continuano ha non farsi scrupolo nel promuoverne l’uso con tecniche di marketing irresponsabili.
2005, V Seminario italiano degli scritori e delle scritrici migranti, Palazzo Ducale, Lucca